Lunedì, Pillola numero 3

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le storie di silvia

Lezione n.2: relazionarsi con il vicino di posto

«Quando ero giovane anche io avevo problemi a trovare il mio posto nel mondo, sa? Poi le cose per volere divino si sono incastrate le une con le altre come in un mosaico. Però, ai miei tempi, e ne ho settanta quindi le sto parlando di circa cinquant’anni fa, non avevo la possibilità di andare in vacanza. Era appena terminata la guerra e bisognava ricostruire tutto, non solo le case, ma anche gli animi e le nostre vite. Quelli erano gli anni dove ci si doveva rimboccare le maniche e andare dritti per la nostra strada. Voi siete una generazione fortunata».

 “È ufficiale. Anche la suora con la sua saggezza mi fa sentire una persona inutile e la quindicenne si sta divertendo più di me! Il mio Karma deve essere senza ombra di dubbio decisamente brutto!”. 

«Mi scusi Madre, ma io non penso proprio di far parte di una generazione di fortunati. Certo, non patisco la povertà del dopoguerra, ma le assicuro che non è nemmeno facile alla mia età. Non sa quanta concorrenza c’è in giro. Bisogna stare sempre attenti a chi si ha attorno, a ciò che si dice, a chi si frequenta, perché ai nostri giorni, tutto è su facebook, tutto è effimero come una bolla di sapone, pronta a scoppiare e a lasciarti con niente in mano. Almeno voi siete partiti dal nulla, avevate tempo e speranza, io non ho né l’una né l’altra, quindi non mi parli di fortuna, perché non mi sento proprio fortunata!».

«Figliola, sento molta amarezza nelle sue parole, si ricordi che nella vita c’è sempre un perché e quando noi non avevamo nulla, ci accontentavamo di ciò che il Signore ci dava giorno per giorno. Voi purtroppo siete abituati ad avere tante cose e alla fine non apprezzate più il singolo valore che ognuna di esse ha. Avete tutto ma è come se vi mancasse tutto. Non apprezzate più la semplicità delle cose, ma vi affannate a rincorrere sempre ciò che non avete. Volete, volete, ma poi alla fine non sapete più che fare di tutte le cose che avete. Vede, io sto andando a portare sollievo ai malati, perché nel posto dove vado, non ci sono molte persone ad alleviare le sofferenze, mentre da noi, sembra quasi normale avere i medici, gli infermieri e le suore negli ospedali, a tal punto che ciò non si apprezza. In questi posti, invece, la carità e la sola presenza di una persona che ti ricorda di non essere da sola è una rarità e per questo è apprezzata».

«Capisco Madre, ma non possiamo sempre pensare a chi sta peggio di noi per stare meglio. Ad un certo punto della nostra vita se le cose non vanno, non vanno e basta. Non possiamo sempre prenderci in giro e godere delle disgrazie degli altri per apprezzare le nostre, non crede?».

«Certo, cara mia, lei ha ragione. Ma mi spieghi meglio, cos’è che la turba a tal punto da non poter trovare il tempo di sorridere e apprezzare le piccole cose che nostro Signore ci da giorno per giorno?».

«Nulla Madre. Nulla. Cose personali che spero vivamente questo viaggio possa cancellare».

 «Non sia dura con se stessa e si ricordi, non siamo soli. Se apprezziamo le nostre piccole cose, belle o brutte, poi saremo in grado di aiutare oltre che noi stessi anche gli altri. Non ci sono problemi irrisolvibili, ma solo soluzioni difficili da trovare e non per questo tutto è brutto. Non ci rimane che pregare di essere più forti e di ringraziare sempre per tutto quello che abbiamo, perché alla fine potremmo anche non averlo più. Non crede?». 

«Sì Madre, lei ha perfettamente ragione. Ma io in questo momento non ho proprio voglia di ringraziare nessuno, né di apprezzare le cose che ho, perché altrimenti dovrei apprezzare un lavoro che non ho, ringraziare il Signore dei quaranta colloqui andati male, ringraziarlo perché da un anno i miei genitori fanno i salti mortali per potermi mantenere, apprezzare una laurea che non mi serve a nulla visto che non capisco come mai chi non ce l’ha va avanti e chi ce l’ha rimane fermo. Ah, dimenticavo! Ringraziare il Signore per avermi fatto innamorare di uno stronzo bellissimo che non mi ha mai amato ma solo usato per il sesso e che adesso è fidanzato con un altro uomo che guarda negli occhi come avrebbe dovuto guardare me. Devo anche ringraziare Nostro Signore per il carattere di schifo che mi ha dato o per le amiche che ho perso a causa del mio amore per il vino? Perché se lei mi dice che dovrei farlo, guardi, mi creda, io lo faccio. Però mi dia una valida ragione, perché io sinceramente non riesco a trovarne».

«Capisco cara. Non posso fare altro che pregare per lei».

«Mare, sole, relax e tanti bamboo. Al resto penserò un’altra volta o ci penserà qualcun altro. Adesso se non le dispiace vorrei riposare un po’».

«Come vuole lei cara. Le auguro allora di trascorrere una buona vacanza e pregherò affinché lei possa trovare nuovamente la fiducia persa».

«Grazie. Molto gentile da parte sua».

Il discorso si chiuse così quasi spontaneamente.

SIGNORE E SIGNORI BUONASERA VI PARLA IL COMANDANTE. VI COMUNICO CHE TRA POCHI MINUTI  ATTERREREMO ALL’AEREOPORTO DI SANGESTER. LA TEMPERATURA AL SUOLO E’ DI 32 GRADI CENTIGRADI CIRCA. VI RINGRAZIAMO PER AVER SCELTO LA NOSTRA COMPAGNIA E CI AUGURIAMO DI AVERVI NUOVAMENTE A BORDO […]

“Finalmente siamo arrivati. Tutto sommato il viaggio è andato bene, il pilota è stato proprio bravo e soprattutto la suora si è addormentata come un sasso. Chi l’avrebbe mai detto? Pensavo che avrebbe continuato a parlare. Forse sono stata un po’ brusca a troncare il discorso in quel modo, alla fine lei voleva solo essere amichevole”.

 Al prossimo lunedì 

 

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