Lunedì, Pillola numero 12

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le storie di silvia

Lezione n.4: contrattare un pacchetto viaggio

Beh, iniziammo a sdrammatizzare la cosa dicendo che ci saremmo dirette immediatamente a casa e così si sarebbe potuta cambiare, ma a quel punto Ina ci confessò timidamente e un po’ imbarazzata che quello era l’unico outfit da giorno che lei avesse portato!

«L’UNICO?» facemmo noi in coro.

«Come l’unico? Cioè non hai messo nient’altro che quello in valigia?».

«Sì, ho solo tre abiti da sera e due costumi» rispose lei un po’ stizzita e un po’ in colpa. A quel punto Linda ed io scoppiammo entrambe a ridere e dieci minuti dopo, ci ritrovammo ad aspettarla sedute su una panchina di una piazzetta fuori da un negozio dove lei fu obbligata a entrare per acquistare il suo secondo outfit da giorno, un abitino corto in cotone di colore bianco.

Da quel giorno la chiamammo mono-outfit, scherzando sull’accaduto ed io le rinfacciai per tutti e quattro i giorni del soggiorno che io sicuramente avevo esagerato con la valigia, ma che lei aveva dovuto spendere 150 euro per un abitino anonimo pur di rimanere fresca come una rosa per avere un solo borsone da viaggio.

Per questo motivo quindi, quando sono in vacanza, preferisco avere tutto sotto controllo, dall’ipotetica macchia sul vestito, all’ipotetica situazione in cui devi necessariamente cambiarti l’abito perché è successo qualcosa di inaspettato.

Mentre ricordavo questi momenti ilari con le mie amiche, mi voltai su un fianco abbracciando il cuscino e chiedendomi se non fosse il caso di iniziare a prepararmi per andare in spiaggia, anche se dentro di me avvertivo come la sensazione di star dimenticando qualcosa che al momento mi sfuggiva.

Decisi di aspettare un altro po’ a letto dal balcone si intravedeva il mare e chiudendo gli occhi riuscivo anche a sentire ogni fruscio che emettevano le onde che si infrangevano contro gli scogli e tutto era molto rilassante. Il mio bungalow, infatti, aveva una collocazione veramente strana e romantica allo stesso tempo.

Come tutti gli alloggi era situato sulle rocce, una palafitta costruita sopra di esse collegata alle altre da piccole scalette e corridoi in legno che si poggiavano tra uno scoglio e l’altro. Si poteva così andare da un bungalow all’altro oppure scendere direttamente in acqua dalle rocce, attraverso il percorso creato dalle scalette. Se invece scendevi le scalette dall’altra parte, e non da quella rivolte al mare, giungevi sempre più vicino ad un piazzale, dove si arrivava direttamente alla Hall del complesso.

Quando a Milano nell’agenzia di viaggi scelsi il pacchetto turistico, mi innamorai immediatamente delle foto di questa location così strana e suggestiva. Queste palafitte, che vidi nel dépliant turistico, mi avevano sin da subito catturata, immaginando che non ci sarebbe stata cosa più stupenda che svegliarsi e scendere direttamente in acqua.

Feci un lungo respiro, guardai l’orologio che avevo poggiato accanto al comodino in bambù e notai che si erano appena fatte le 15 e 30.

Mi alzai e così iniziai a mettere a posto le valigie. La stanza non era molto grande, ma sicuramente sarebbe stata un’accogliente alcova d’amore come quelle che si vedono nelle soap opera sud americane. Aveva un’intera parete coperta da un armadio a quattro ante in legno di colore beige. Non aveva nessun decoro, nessun intaglio, nulla, era decisamente arte povera, ma non quella che definiamo noi in Storia dell’Arte, questa sembrava proprio povera: quattro tavole di legno chiaro montate con dei chiodi per creare un armadio.

Eppure questo look spartano mi piaceva.

Il letto era collocato al centro della stanza e aveva un solo comodino collocato nel lato sinistro, tra il balcone ed esso appunto. C’era solo un piccolo quadretto incorniciato da quattro rami di bamboo che riportava la scritta “Welcome to Jamaica”. Per il resto solo enormi pareti bianche illuminate dalla luce del sole che entrava dall’immenso balcone a porta scorrevole che ricopriva quasi tutta una parete. Di fronte al letto c’era una porta collocata accanto a quella dell’uscita che era quella del bagno. Non era male. Era tutto piastrellato in blu, con una doccia sull’angolo, un gabinetto e un lavandino con sopra un mobile a due ante, sempre rigorosamente in stile “arte povera”.

 Dopo mezz’ora circa, avevo riposto tutto nell’armadio, suddiviso le magliette per colore ed ordine di importanza e disposto in file le dieci paia di scarpe che mi ero portata in ordine di confort. Decisi di fare una doccia e di recarmi quanto prima in spiaggia alla ricerca di un big bamboo per la serata. 

 Ci vediamo il prossimo lunedì 

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